Mario Lodi
Mario Lodi
Mario Lodi nasce nel 17 febbraio del 1922 a Piadena e si diploma maestro all'istituto magistrale di Cremona nel 1940.
Da studente si ribella al partito fascista e quel NO lo porterà in futuro, dopo la guerra, ad un impegno pedagogico per una scuola nuova in una società democratica.
Il 10 febbraio del 1943 parte soldato e presta servizio militare ad Arezzo , a Livorno ed a Pistoia, dove qui l' otto settembre a seguito dell'armistizio, ventimila soldati sbandano all'improvviso. Così Mario abbandona l' esercito e riesce per fortuna a tornare a casa.
Nel '44 viene richiamato alle armi e decise di presentarsi per non essere fucilato. È inviato ai battaglioni di Cremona , Piacenza e Salacile. Qui frequenta un corso di avvistatore aereo, studia e disegna ogni tipo di aereo da guerra, e costruisce anche dei modellini dettagliati. All'esito del corso egli è in prima graduatoria e gli aerei non li vede piú disegnati , ma gli passano sopra la testa sganciando bombe.
Però progetta un piano di fuga e riesce a scappare di nuovo dalla guerra e riesce a tornare a casa.
In questo periodo Mario inizia l'attività clandestina antifascista, distribuendo i giornali " Italia libera ".
Nel 1948 viene nominato maestro di ruolo e scopre le capacità creative dei bambini. Nel 1956 si trasferisce in un'altra scuola elementare.
CIPI' E LE NOSTRE RIFLESSIONI
Il suo libro piú noto è CIPI'.
Narra le avventure di un uccellino “diverso” dagli altri. Fin dal primo giorno di vita, il nido gli sta piccolo e i consigli della mamma non bastano a frenare la sua curiosità…
Il desiderio di conoscere il mondo è sempre più forte di qualsiasi prudenza. Eppure questa sua ribellione lo porta a misurarsi con grandi esperienze.
Il comportamento di Cipì assomiglia a quello di Ulisse nella Divina Commedia.
Questo libro è nato quando i suoi alunni guardavano fuori dalla finestra e questo comportamento lo fece riflettere: i bambini vogliono scoprire il mondo , avventurarsi nell'ignoto.
Egli, anziché fermarli, li lasciò guardare ancora la finestra: questo era il suo metodo, lasciare sperimentare ai bambini.
Lui non voleva essere il maestro che spiegava alla lavagna , bensì la persona che li aiutava e li faceva crescere.
Questo era il suo metodo di insegnamento e se lui non ci fosse stato, la scuola sarebbe ancora oggi rigida e terribile, insomma come quella che hanno vissuto i nostri nonni , con le bacchettate sulle mani e le crudeli punizioni.
Lorenzo Corna e Alice Regatuso
2G
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