“Non semplificare e non rimuovere”: riduzione dell’articolo su Repubblica di Luca Borzani da parte della classe 2D

 “Non semplificare e non rimuovere”: riduzione dell’articolo su Repubblica di Luca Borzani da parte della classe 2D 

Dal momento che le baby gang ci fanno capire che i giovani non riescono a stare più insieme, molte zone della nostra città hanno avuto un impoverimento, come ad esempio i giardini di Molassana, le case popolari, la palazzata di via San Felice. Inoltre le riqualificazioni non hanno funzionato, come quella del colorificio. Poi ci sono state aggressioni a persone con difficoltà e quindi si conferma un grande disagio giovanile. 

Successivamente è prevedibile che ci saranno conflitti tra generazioni, divise tra passività e rabbia soprattutto in età di scuola primaria e secondaria, che rappresentano uno spazio di contenimento di rabbia, frustrazione e narcisismo. La scuola di Molassana rischia di essere spostata in vecchi edifici da ristrutturare. Ipoteticamente bisognerebbe non semplificare e non rimuovere, cioè non credere che i problemi siano semplici e quindi pensare di risolverli in un solo modo e soprattutto non togliendo cose che possono invece servire. Bisognerebbe invece costruire parti educative e rendere concreti spazi di socialità e autonomia non contratti negli stereotipi e nell’indifferenza. 

Infatti tra i reati crescono quelli minorili concentrati sul bullismo, prepotenze, violenze, minacce e il piccolo spaccio. Dai giorni della pandemia i ragazzi non parlano più con la famiglia e perdono la loro vera identità. Il confine tra legale ed illegale è stato superato. Questa cosa si svolge specialmente tra i giovani che spesso si aggregano a gruppi creati da una comunicazione sociale concentrata sui social network. Trasgressione e normalità non sono più orizzonti contrapposti. 

Nel frattempo questo gruppetto di bulli può essere sia piccolo che grande, ma non cambierà nulla, perché chi è più piccolo magari è più forte e viceversa. Il bullismo è arrivato addirittura sui social con critiche sull’atteggiamento, sul fisico, sui propri difetti e su molte altre cose. Purtroppo con questi avvenimenti non succedono cose belle e c’è chi è più sensibile e si potrebbe chiudere dentro se stesso e non parlarne con nessuno, per alcune persone può essere un grosso rischio. Per questo oggi più che mai abbiamo bisogno che la scuola sia un qualcosa di stabile, un riferimento concreto che non andrebbe depotenziato ma dovrebbe essere il punto centrale di ogni quartiere. Noi abbiamo bisogno della scuola, ma anche la scuola ha bisogno di noi.


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