E James, il fantastico protagonista di questo romanzo, ha  proprio18 anni e vive a New York. A settembre inizierà ad andare all'università e per il momento si tiene impegnato lavorando nella Galleria d'Arte gestita dalla volubile madre. I suoi genitori sono divorziati e stanno attraversando a loro modo crisi di mezza età: una si sposa quasi in continuazione, l'altro ricorre a un "intervento cosmetico mirato". Di questa famiglia, ricca e bislacca,  fanno parte anche la sorella, Gillian, che ha una relazione clandestina con il suo docente di linguistica, e Nanette, la supernonna, l'unica a capire veramente James. Perché James non è un diciottenne proprio normale. E' un tantino "disturbato", secondo la definizione dei suoi insegnanti, ma è soprattutto sociopatico e incapace di affrontare i legami che questo mondo ci mette davanti. Lui sta bene da solo, non vede perché debba mischiarsi a quei caproni dei suoi coetanei, con cui non ha niente da condividere e che non sopporta molto: troppo conformisti, troppo ingenui, troppo poco colti. I genitori di James però sono preoccupati per questo suo comportamento e lo mandano da una psicoterapeuta che intraprende con il ragazzo una dura lotta di botta e risposta per vedere chi si innervosisce prima, ma che piano piano servirà al ragazzo per prendere coscienza di sé.

Le uniche persone con cui James interagisce volentieri sono John, che lo schiavizza alla galleria d'arte, ma che lui considera un amico anche se non ben è chiaro se corrisposto, e soprattutto Nanette, la nonna che tutti vorrebbero avere. La nonna che non giudica e che non da' nemmeno troppi consigli, la nonna che ascolta e che prepara il cibo, riuscendo così ad aiutare James ad affrontare la sua paura per il futuro. Un futuro da cui non si può fuggire, nemmeno andando in Kansas o scappando da un albergo durante una gita scolastica.

A. IIIC

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