Centomila gavette di ghiaccio

 

Centomila gavette di ghiaccio

Durante le vacanze natalizie ho letto il libro “Centomila gavette di ghiaccio”. Il suo autore è Giulio Bedeschi che racconta la sua storia durante la campagna italiana di Russia iniziata nel 1941 e finita nel 1943.Il titolo prende il nome dalle gavette che i soldati usavano per mangiare.Il libro racconta le vicende in terza persona anche se con molti dialoghi.All'inizio parla di un ufficiale medico degli alpini di nome Italo Serri, pseudonimo di Giulio Bedeschi, che viene mandato prima a combattere nella campagna di Grecia, iniziata nel 1940 e conclusasi nel 1941 e poi nella campagna di Russia con la brigata alpina “Julia”.

Al suo arrivo viene accolto dal capitano Ugo Reitani che gli presenta gli altri ufficiali e gli consegna l’attrezzatura.

In seguito la brigata Julia viene mandata nelle pianure dell'Ucraina, ma gli alpini abituati a combattere nella campagna e nei monti non potevano combattere nelle pianure immense dell'Ucraina e questo portò alla morte di migliaia di soldati.

In seguito, dopo mesi di combattimento, molte compagnie alpine erano state annientate o rimaste stremate e senza rifornimenti, allora venne ordinata la ritirata.

Bedeschi racconta che durante la ritirata i feriti e i congelati venivano ammassati uno sopra l'altro e legati con coperte alle slitte trainate dai muli, che spesso stramazzavano a terra morenti dal freddo, facendo ribaltare le slitte cariche di feriti. I soldati ancora vivi vicino alle slitte si lanciavano sui muli morti e con la baionetta strappavano pezzi di carne poiché le provviste erano finite da giorni.

Questo libro mi è piaciuto perché è una storia vera che è raccontata molto bene descrivendo i personaggi e come affrontavano la paura di morire, congelati o uccisi dai russi. 

Inoltre Giulio Bedeschi cambia tutti i nomi che nomina nel libro e li sostituisce con nomi fittizi per non rivelare la loro identità.

Nonostante Bedeschi scriva un libro critico nei confronti dell'esercito, si era iscritto comunque al partito fascista.

"Centomila gavette di ghiaccio" mi è piaciuto perché racconta i fatti senza filtri facendo capire l'atrocità di quella guerra. Ad esempio racconta che quando incontravano i villaggi, i soldati si stipavano nelle capanne chiamate isbe e che chi non riusciva ad entrare per riscaldarsi colpiva i compagni con la baionetta per occupare i posti dei morti.


Alessio C.
Classe 2G D'Azeglio



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